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Venerdì 05 Marzo 2010 08:41

Saggio - Riflessioni sul Tempo

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SAGGIO

RIFLESSIONI SUL TEMPO

La quarta ignota dimensione


Ponendo gli occhi al così vasto cielo, in una splendida notte ove è possibile scrutare il firmamento, non possiamo rimanere insensibilmente indifferenti all’immensità. Chiunque abbia un minimo di consapevolezza del valore della propria vita e che conservi ancora quella scintilla infantile di curiosità, è portato a porsi degli opportuni quesiti, ai quali tentare di formulare sensate risposte.
Ciò che osserviamo e così tanto “profondo” e talmente tanto “lontano”, nello Spazio e nel Tempo, che ha impegnato da sempre l’umanità nella ricerca di un senso a tutto questo.
Soltanto recentemente, considerando la nostra linea evolutiva, un uomo ha coscientemente ipotizzato l’esistenza di un fisico legame tra lo Spazio ed il Tempo, definendo dunque il tempo come: la quarta dimensione. Fino a quel momento, infatti, erano solo 3 le dimensioni considerate: lunghezza, larghezza ed altezza o profondità. Quest’uomo, impiegato dell’ufficio brevetti di Berna, si chiama Albert Einstein.
Secondo Einstein l’Universo non andava studiato secondo modelli tridimensionali (lo Spazio) ma quadridimensionali (lo Spazio ed il Tempo). Inoltre affermò la relatività del punto di vista con il quale si osserva il verificarsi di un determinato fenomeno; come dire, in modo semplicistico, che “tutto è relativo”.
Ancora oggi, tuttavia, nulla si sa sull’Universo. E’ governato da leggi che sono lontane ancora dall’essere comprese, perché l’uomo nulla sa di come funzioni il Tempo.
Tutte le leggi fino ad ora partorite dall’uomo, che sono state ampiamente dimostrate, riguardano per la maggior parte fenomeni naturali che accadono sulla Terra. Non dimentichiamoci che la legge stessa (e non l’ipotesi) non è che nata dall’osservazione della Natura e dei fenomeni che accadono in essa e da ripetuti esperimenti empirici che hanno poi portato a trovare delle procedure matematiche teoriche che non contraddicessero la realtà stessa. Alla fine di tutto questo percorso sperimentale e logico si arriva alla formulazione di una qualsiasi legge.
Qualunque legge, con la quale la Scienza spiega il funzionamento della Natura, non è stata data a priori ma è stata scoperta osservando la realtà circostante con la stessa curiosità con la quale un neonato ascolta tutti i suoni che gli sono intorno cercando di capirli e classificarli.
In pratica, la storia dell’uomo dimostra che siamo capaci di capire perfettamente esclusivamente ciò che vediamo con i nostri occhi, percepiamo con i nostri sensi. Riusciamo a comprendere la legge, a noi ancora ignota della Natura, solo attraverso la percezione dei fenomeni naturali stessi che accadono dinnanzi ai nostri occhi.
Senza dati sensibili è impossibile formulare una qualsiasi teoria scientifica che possa tradursi in legge. Così dice il rigoroso metodo scientifico.
Ad esempio, come avrebbe l’uomo potuto logicamente pensare che il formaggio ad una certa temperatura solidifica invece di fondersi se non avesse potuto osservarlo? Come avrebbe l’uomo potuto scoprire le leggi del moto se non avesse osservato il moto stesso?
La Scienza non può fare a meno dell’osservazione, nasce dal bisogno di spiegare ciò che si osserva; ciò che non si riesce a vedere la Scienza fa fatica a spiegarlo. Può formulare delle ipotesi, ma queste possono essere anche completamente sbagliate, addirittura contrarie alla realtà.
Ricordiamoci che l’uomo per 1500 anni ha creduto alla teoria tolemaica che sosteneva fosse la Terra al centro del Sistema solare.
La capacità di osservazione dei pianeti, all’epoca di Tolomeo, non si avvaleva di strumenti di precisione, era affidata alla buona volontà dell’osservatore che, giorno dopo giorno, ricostruiva su carta, attraverso semplici disegni, i movimenti dei pianeti che vedeva ad occhio nudo. Dall’osservazione del moto dei pianeti è partorita una speculazione matematica, una costruzione teorica fallace, la famosa “Teoria degli Epicicli”, che per anni ha ingannato la stessa umanità e che per anni è stata insegnata come Verità fino a che un giorno è crollata su sé stessa, cedendo il passo alla teoria eliocentrica copernicana.
Questo grosso errore della Scienza, che è la metafora della condizione umana stessa di un uomo imperfetto e soggetto all’errore, ci deve far pensare al fatto che bisogna andare molto cauti nella valutazione di ciò che non si vede o che si intravede e che non si deve cadere nella presunzione di comprensione.
Le frontiere della Scienza, nell’ultimo secolo, si sono spinte con decisione nell’osservazione della Natura circostante alla Terra. Lo sguardo della Scienza, dopo essere riuscita a spiegare tutte o quasi le leggi della Natura sulla Terra (non dentro la Terra del cui interno non tutto si sa e questo potrebbe essere un motivo di riflessione. Un sistema, infatti, in questo caso il sistema Terra, va sempre considerato nella sua totalità per avere la certezza di conoscerlo perfettamente), si è volto al cielo.
Siamo andati ad osservare lo Spazio circostante?
In realtà, per dirla alla Einstein, siamo andati ad osservare lo Spazio-Tempo circostante con la differenza che nulla sappiamo delle leggi che regolano il Tempo, perché ne siamo immersi dentro.
C’è la probabilità che tutte le ipotesi che sono state formulate sull’origine e sulla Natura dello Spazio-Tempo (teoria del Big Bang, teoria dei buchi neri, varie teorie su modelli dell’Universo, teoria sui tunnel spazio-temporali, ponte di Einsten-Rosen, ecc ecc) potrebbero anche crollare su sé stesse se un giorno, che forse non arriverà mai, l’uomo dovesse avere gli strumenti tecnologici adatti per poter osservare e sperimentare.
Ciò significa, per spiegare ad esempio come funzionano i buchi neri, che l’uomo dovrebbe riuscire a costruire strumenti che siano in grado di compensare la forza di attrazione gravitazionale di un buco nero (cioè quella forza che attrae a sé i corpi) che, secondo calcoli stimati, arriva ad essere moltissime volte più grande di quella del sole!
Per non parlare del fatto che, oltre a riuscire a creare strumenti che siano in grado di mettere in gioco forze che per noi sono adesso non solo impensabili ma di pura fantasia, dovrebbe pure riuscire ad arrivarci vicino! E fino adesso ha messo piede solo sulla Luna!
Se, inoltre, volesse capire qualcosa di come funziona il Tempo, dovrebbe poi anche buttarsi dentro ad un buco nero! Con la certezza che, dopo tanta fatica, potrebbe anche non capirci niente lo stesso!
Tutto questo perché nulla sappiamo sul Tempo (quarta dimensione) perché noi siamo nel Tempo e, per assurdo (almeno adesso) dovremmo vincere il Tempo, dominarlo, osservarlo dall’esterno, per poterlo comprendere. Esattamente come riusciamo a comprendere un oggetto tridimensionale da un punto di vista esterno (ad esempio come è fatto un modellino di una casa, guardano fuori e dentro questo modellino) ma non possiamo realmente comprendere una casa grande, nella quale ci troviamo e possiamo internamente visitare, se non veniamo da fuori e non siamo mai usciti fuori per osservare questa casa anche dall’esterno, oppure ci dimentichiamo che esiste anche un punto di vista esterno.
Ma cerchiamo di capire come si presenta a noi la realtà circostante.
Quando puntiamo il telescopio in un punto preciso lontano nell’immenso Universo e andiamo a studiarlo, osserviamo, più che un punto preciso dell’Universo, un tempo preciso, se i calcoli sul computo delle distanze dei vari corpi celesti scoperti sono esatti.
Noi osserviamo il passato di quel corpo celeste. Ciò che osserviamo è la proiezione della luce di quel corpo nel suo futuro che rappresenterebbe il nostro presente. La sua luce ha impiegato miliardi di anni per arrivare fino a noi!
Le distanze nell’Universo solamente conosciuto (figuriamoci quello sconosciuto) sono talmente enormi e così tanto diverse tra esse che percepiamo, attraverso l’osservazione della volta stellata, il tempo di un corpo celeste. Ma se possiamo essere precisi con corpi celesti che sono a noi relativamente vicini e il cui tempo è a noi simile, come possiamo essere precisi nell’osservazione di oggetti celesti che si trovano a milioni se non a miliardi di anni luce di distanza?
Sappiamo che tutto l’Universo è soggetto a moto rotazionale per effetto delle reciproche attrazioni gravitazionali fra corpi o gruppi di corpi celesti. La Terra ruota intorno al Sole che è il centro del nostro Sistema Solare, il Sistema solare ruota intorno al centro della nostra Galassia, la nostra Galassia ruota intorno al centro di un ammasso di Galassie, questo ammasso di Galassie ruota intorno al centro di un super ammasso di Galassie e così via. Tutto ruota. Nulla è fermo.
Non solo. Gli oggetti lontani che percepiamo potrebbero non essere più lì dove li vediamo ma potrebbero anche essersi spostati, e di molto, seguendo moti rotazionali dei quali noi non abbiamo la minima comprensione o, addirittura, non esserci più!
Il nostro tempo di vita è così breve rispetto alle distanze temporali dell’Universo che non solo la vita media di un uomo fa ridere a confronto, ma fa ridere la stessa vita della intera specie umana! Cosa sono migliaia di anni di vita della specie umana a confronto con gli svariati miliardi di anni luce di distanza degli oggetti celesti più lontani fino ad ora visti? Una goccia d’acqua in un oceano…
Per capirci meglio dovremmo vivere di più al fine di osservare cosa sia effettivamente e come funziona questo Universo che proietta ai nostri occhi immagini del passato che però non sono tutte del medesimo passato ma fanno parte di tempi diversi.
Quello che noi percepiamo nel presente è una molteplicità di luoghi di una piccolissima parte dell’Universo, ciascuno in un tempo ben preciso e distinto dall’altro, senza nulla sapere circa il funzionamento del Tempo…


Fabrizio Fiordiponti






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