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Venerdì 05 Marzo 2010 08:01

La Danza del tempo (di Claudio Bontempi)

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Il tempo… immagine mobile dell’eternità - lo ha scritto Platone nel Timeo -  un concetto stupendo, meraviglioso, insuperabile.

Ma come fa un’immagine in movimento a dare all’uomo la sensazione dell’eternità. Nasce… muore, inizia … finisce, è impossibile

Leggo meglio e tre righe sotto … per immagine intendo il cielo, il sole, gli astri, i pianeti…

Ecco la soluzione; il regolare ritorno, il continuo sorgere e tramontare del sole e delle stelle. Sono questi corpi che ci regalano  la sensazione dell’eternità.

Ma io del tempo ho una sensazione diversa, lo penso come una serie di istantanee diverse,  poste in modo sequenziale, una serie che è iniziata quando ho cominciato a respirare e che finirà non so quando – spero il più lontano possibile.

Per me il tempo ha un andamento lineare, con una direzione ben precisa.

Così ho fatto la cosa più ovvia: ho preso un dizionario, ho cercato… tempo: venti definizioni per questo termine.

Che esagerazione! Mi riporta al punto di partenza.

“la durata delle cose misurata a periodi, specialmente secondo il corso apparente del sole.”

Ancora astronomia.

E’ evidente! Non è possibile ignorare il fortissimo legame tra il cielo ed il tempo. Un orologio naturale, preciso ed inesauribile.

L’astronomia ha pure partorito un concetto seducente: l’anno luce, una sorta di cappotto a doppio uso, da un lato una misura di distanza e dall’altra una misura di tempo.

Un anno luce: dieci mila miliardi ci chilometri.

Ma quanto vale un miliardo di chilometri? 

Ve lo dico immediatamente dal momento che qualcuno ha già avuto l’idea di prenotare viaggi interplanetari per i prossimi trent’anni: corrisponde ad un viaggio di andata , ad un viaggio di ritorno, e ad un altro di andata verso Marte.

Ci vogliono otto mesi per raggiungerlo e per giunta sempre rinchiusi in un container spaziale – otto, sedici, ventiquattro: due anni  per compiere un miliardo di chilometri.

Ma l’anno luce ne conta diecimila.

Il tempo e lo spazio!

Per percorrere un anno luce dovremmo impiegare venti mila anni, ma saremmo soltanto ad un quarto della distanza che ci separa dalla stella più vicina.

Proviamo a pensare come è cambiato l’uomo e che cosa è cambiato nella sua vita in ottantamila anni?

Il triangolo fra astronomia, tempo ed uomo è estremamente antico, viene fatto risalire alla fine del mesolitico e agli inizi del neolitico, quando avvenne la vera grande rivoluzione.

L’uomo abbandonò il suo stato di essere semi-nomade - cacciatore e raccoglitore - e si stabilì in un luogo per costruire villaggi, ed in quelli organizzare la sua vita in società articolate e complesse.

Il cambio del clima, che obbligò gli animali a salire verso l’alto, rendendo la caccia sempre più faticosa, e la comprensione che alcune specie di animali potevano essere allevate ed alcuni vegetali potevano essere coltivati, agevolarono il cambiamento.

Ma una società civile ha bisogno di un calendario per potersi organizzare. Ed ecco giungere puntuale il matrimonio con l’astronomia: perché non utilizzare il migliore  orologio a disposizione? Il cielo.

L’applicazione delle scoperte che le stelle sorgono e tramontano sempre nello stesso punto dell’orizzonte, ed il sole, invece, si sposta sull’orizzonte  ma sorge  nello stesso punto alla stessa data, ha facilitato la realizzazione dei primi calendari.

Lo sapevano bene gli Egizi quando osservavano la stella Sopdet, per noi Sirio, sorgere poco prima del sorgere del sole e poi scomparire divorata dalla sua luce.

Questo fenomeno, tremila anni fa, avveniva  fra il 21 ed il 25 giugno e coincideva con la piena del Nilo: un evento importante, utilizzato dagli astronomi Egizi per il calcolo del loro calendario,  facendo coincidere questa data con il suo inizio..

Senza calendario non si può seminare, non si possono organizzare feste e non si possono, ahimé,  chiedere le tasse.

Molti secoli dopo si è cominciato a distinguere il tempo in assoluto, cioè oggettivo, esteriore, reale, fisico, scientificamente misurabile attraverso appositi strumenti, e  relativo, che è invece soggettivo, interiore, non suscettibile a misure e calcoli..

Galileo e Newton pensavano che il tempo fosse un concetto ed un valore assoluto, cioè che potesse valere sia sulla terra che in  ogni altro luogo dell’universo.

Ma questa certezza venne demolita da Einstein che scoprì che in condizioni e in sistemi di riferimento diversi il tempo cambia, o accelera o rallenta.

Ma allora che cos’è il tempo? Bella domanda

 
Claudio Bontempi
Presidente Unione Atrofili Bresciani

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