Appare necessario riflettere, in maniera piuttosto realistica e responsabile, sullo stato della democrazia in Italia, mettendo in luce con capacità critica, senza alcuna intenzionalità politica e solamente per scopi scientifici, i punti critici dell’attuale sistema poltico-sociale italiano. Il discorso sarebbe ovviamente molto lungo da sviluppare e richiederebbe pagine e pagine di riflessioni equamente estese in tutti i settori del vivere sociale. Tuttavia si cercherà di focalizzare, con adeguata sintesi, quelle che sono le evidenti incongruenze di questo Stato nel tempo attuale. La democrazia di uno Stato si misura direttamente nel primo nucleo di organizzazione sociale che accoglie, nel suo seno, i cittadini alla loro prima esperienza di convivenza civile con l’obiettivo primario di formarli ed educarli alla vita in società, mettendo in risalto quelle che sono le capacità proprie di ciascuna persona (i cosiddetti talenti), colmando le lacune di comprensione in talune altre competenze richieste con il fine di raggiungere livelli base e facendo in modo che queste capacità possano essere la leva su cui lo Stato possa contare per mantenere il suo ciclo vitale nei confini delle norme costituzionali che ne garantiscono l’essenza. Chiaramente stiamo parlando della Scuola.
I problemi che riguardano la Scuola pubblica sono così tanti da esser diventati troppi e sono direttamente il terminale nonché il punto di partenza dei problemi della società italiana contemporanea. Perchè nel contempo il terminale ed il punto di partenza? Perchè una cattiva Scuola non è in grado di formare cittadini buoni e perchè una cattiva Scuola è il risultato di una cattiva politica. Certamente organizzarsi non può che far bene. Ma la realtà è che le parole non servono, servirebbero i fatti. Servirebbe un attivismo esteso sul tutto il territorio nazionale. Attivismo che è di competenza istituzionale dei Sindacati della Scuola che, tuttavia, non sono in grado di tutelare e garantire la funzione istituzionale stessa della Scuola pubblica. In un modo o nell'altro sono anch'essi politicizzati. Sono in grado di mobilitarsi e di attirare l'attenzione dell'opinione pubblica soprattutto quando si tratta di adeguare gli stipendi degli insegnanti. Addirittura anni fa si sono mobilitati scendendo in piazza contro una politica di valutazione del lavoro dei docenti (così come è nel resto dell'Europa); ossia che un docente possa essere costantemente valutato nella resa del suo operato. Altre battaglie è difficile le facciano, poiché sono più o meno tutti allineati con logiche politiche che dettano il funzionamento (nel nostro caso il disfunzionamento) della Scuola pubblica e dello Stato più in generale. Purtroppo è questa la logica di questo Stato. Una logica corporativista dove ciascuna categoria pensa più ai propri benefici che ai benefici del sistema pubblico in generale. La politica governa, i sindacati piangono per sé stessi ed ogni tanto ottengono qualcosa. Ma della visione dell'insieme non vi è traccia da tempo ed è per questo che ne stiamo pagando tutti le conseguenze. Poiché logicamente un'ottica egoistica corporativa, non finalizzata al pensiero dell'insieme, non può essere che contro qualche altra ottica ossia qualche altra corporazione. Le persone muovono i fili solo quando si ha da avere o da dare soldi in questo Paese. Battaglie per riformare, migliorare lo stato delle cose in essere non se ne sono fatte, non se ne vedono in futuro, dato che all'attenzione politica ci sono solo 3 riforme: giustizia, fisco e scuola (ma non si parla di una riforma totale strutturale di cui avremmo bisogno - non solo della Scuola - e che dovrebbe riguardare non solamente i programmi, la didattica, la necessità di applicare finalmente la scienza pedagogica, il numero dei bambini nelle classi, il tempo pieno, la percentuale dei non italiani per classe ma anche le modalità di accesso al ruolo della professione docente, la formazione in corso e la valutazione del loro operato che possa far emergere il merito e l'insegnante preparato da quello meno così come non si parla di costruire scuole nuove al posto di quelle decadenti – a cosa ci serve il Ponte sullo Stretto… costruiamo nuove scuole…). Non c'è la volontà di cambiare le cose: questa è la realtà. La democrazia non esiste: questa è l'evidenza. Non è mai esistita. La Costituzione parla di Repubblica democratica con sovranità del popolo. Ma il sistema verticale caratterizza questo sistema come uno Statalismo gerarchico che risente ancora fortemente di un modello di Stato antico che come un fantasma detta ancora i tempi e i modi di auto preservazione. Perchè la democrazia non esiste? Molto semplice... Il cittadino qualunque è sovrano e dovrebbe essere servito esattamente come un Re quando ha bisogno di qualcosa. Quando ad esempio si reca allo sportello comunale con una richiesta. Ma l'impiegato comunale è a sua volta sotto al suo responsabile. Verso questo pone il suo sguardo per farsi bello ed avere i privilegi. Per lui il cittadino è solo una persona x, non il suo Re. Così via fino verso l'alto dove le persone si sentono talmente importanti da perdere il contatto e la sensibilità con la stessa terra che li sostiene (l'elettorato) perchè hanno ai loro piedi una quantità considerevole di lecca posteriori che piangono per bisogni, privilegi... La gerarchia è stata abolita dalla Legge (rispetto di ruoli e funzioni adesso) ma, purtroppo, gli italiani sono troppo "cesariani" da potersi liberare dalla loro storica "romanità". Ritornando alla Scuola i punti di rottura che si osservano sono talmente tanto evidenti che dobbiamo iniziare ad accettare l'idea che la Scuola pubblica diventerà una succursale in qualità della Scuola privata. La soluzione che la politica attuale sta trovando per uscire fuori da questo caos sociale è creare due stati: lo Stato di serie A (quello privato che sfornerà la classe dirigente, quella funzionaria, l'alta e media borghesia e i grandi evasori fiscali) e lo Stato di serie B (quello pubblico dei poveri cristi che sfornerà la piccola borghesia, la classe operaia, i piccoli delinquenti, i grandi delinquenti, i criminali ed i mafiosi...). Questa è la tendenza... così si risparmiano soldi...
D'altronde quando pubblicamente si disdegnano condizioni sociali inferiori, dettate da handicap educativi del sistema dello Stato e non da reali colpe proprie, invitando le donne a cercarsi persone ricche, i risultati non possono essere che questi…
Non facciamo gli ipocriti e diciamoci le cose come stanno: dalla nascita della Repubblica ad oggi non siamo ancora arrivati alla democrazia. Abbiamo ondeggiato tra livelli intermedi, con punte di inciviltà massime e minime, di Statalismo gerarchico.
L’evidenza è che stiamo andando verso un’aziendalizzazione della politica, che regge il mercato economico globale e che guarda prima di tutto a questo che al cittadino.
La democrazia? Una ideologia utopistica come tante altre…
Fabrizio Fiordiponti