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Venerdì 05 Marzo 2010 09:25

INTORNO AL CONCETTO D’ARTE

WRITTEN_BY_MALE
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TITOLO SAGGIO:
INTORNO AL CONCETTO D’ARTE
Personali appunti di pensiero che rispecchiano un modo fra i tanti di sentire l’arte

E’ difficile poter parlare di arte senza riferirsi a chi la produce, a chi la crea ossia all’artista. Egli, in quanto individuo spazialmente e storicamente determinato, è autore di un opera che è espressione di una realtà interna (psicologica, morale, genetica dell’autore) e esterna (portatrice di elementi ambientali - naturali e non -, familiari, sociali che vengono interpretati dall’artista – a volte consapevolmente altre volte meno - attraverso un processo di percezione, significazione, traduzione, valutazione, giudizio e con metodi diversi, presenti anche contemporaneamente, fra i quali la deduzione, l’induzione e non ultima l’astrazione).
Il processo creativo non può essere studiato escludendo valutazioni che attraversano trasversalmente campi di sapere oggetto di studio di altre scienze. Se considerassimo infatti l’opera d’arte come la risultante di questo processo creativo inevitabilmente dovremmo includere quei fattori stimolanti il medesimo processo e determinanti l’opera come risultante. Se infatti, secondo l’ottica naturalista di Tapie, la natura di un individuo è determinata da fattori genetici, familiari ed ambientali (le realtà interna ed esterna a cui prima accennavo) allora anche l’arte di un opera, espressione della natura stessa dell’individuo artista (se così non fosse bisognerebbe ammettere l’arte come innaturale o come calata dall’alto ossia fuori dall’artista), deve poter dipendere da queste valutazioni.
Ecco che una lettura pluri-disciplinare dell’opera d’arte non è, a mio parere, fuori luogo e che la conoscenza approfondita dell’artista e della sua vita (secondo prospettive psicoanalitiche, psicologiche, morali e/o religiose, ecc) e del tempo in cui l’artista si trova ad operare (secondo approcci di studio sociologici, filosofici, politici, ecc) è necessaria alla fine della comprensione dell’opera d’arte intesa come risultante del processo creativo dell’artista.
Ne consegue che un’opera d’arte non è solo arte…
Nello studio di un opera d’arte e dell’arte in genere ci vengono incontro tutte le discipline che convergono insieme nell’elaborazione di un unico sistema cultura, che potremmo genericamente chiamare “sapere”.
L’arte, prima che essere espressione di un “tempo”, è espressione di sé e a quel sé andrebbe prima di tutto riferita e contestualizzata. Quel sé che risente inevitabilmente dell’altro, quel sé che filtra il tempo e lo spazio di vita in modo personale, quel sé che può originare un pensiero nuovo (a volte consapevolmente altre volte no) o ne interpreta uno già esistente. Pensiero che è alla base di un’arte e che è oggetto di studio nella storia.
Certamente è possibile trovare “visioni” comuni in diversi artisti, non solo artisti contemporanei fra loro ma anche lontani nella linea del tempo (corsi e ricorsi storici…). E’ possibile individuare storicamente stili, correnti, movimenti artistici, ecc. E’ possibile distinguere gli artisti tra: maggiori, minori o insignificanti (poverini questi ultimi per come la loro fatica in vita verrà interpretata nella storia per merito e demerito dell’onnipotenza di pochi critici che hanno dettato legge…). Rimane comunque il fatto, a mio parere, che l’arte è prima di tutto opera dell’artista e che il suo studio non può essere svincolato dalla conoscenza dell’artista stesso e di come egli si rapporta, interiormente ed esteriormente, al suo tempo e alla storia del suo essere uomo come individuo singolo, appartenente alla specie umana che ha una sua storia ma anche punto infinitesimo vitale di questo misterioso universo.
A mio parere trovare il codice di un’opera d’arte significa guardare all’opera con gli occhi dell’artista. Significa comprendere il modo in cui l’artista si rapporta al suo tempo, non conoscendo solo il suo di tempo. Significa capire il suo mondo interiore. Significa cercare quel “mistero” che l’artista, prima di ogni cosa, sente in sé quando è ispirato a produrre.
L’arte può essere studiata e definita, catalogata, classificata (e chi ne ha più ne metta…) con il fine di essere “disciplinata” e compresa. Ma l’arte dovrebbe essere sentita prima che essere discussa… Non c’è al mondo persona più idonea a comprendere un’arte se non chi l’ha sentita per la prima volta, ossia l’autore. Per questo la filologia si occupa di ricostruire il pensiero di un artista attraverso la sua produzione palesandosi comunque come una scienza passibile di errori. Infatti la filologia ricostruisce un processo inverso rispetto a quello reale. Essa parte dall’opera d’arte per ricostruire il pensiero dell’artista che si manifesta attraverso l’opera e mediante questo processo l’opera assume un significato storico e viene valutata e giudicata. E’ un processo inverso perché in realtà l’opera d’arte prende forma dal pensiero dell’artista e non viceversa. Quindi non è detto che si risalga necessariamente alla verità storico-artistica dell’autore e dunque al valore assoluto (qualora fosse possibile stabilirlo) di una determinata opera d’arte.
Se ne deduce che se la critica dell’arte fosse stata scritta dagli artisti probabilmente non ci sarebbe stata o non ci sarebbe tutta questa inevitabile confusione intorno a questa “parola”, espressione di un “mistero definibile” più che un codice od un concetto, che è l’arte. Tuttavia non a tutti gli artisti piace spiegare il pensiero della propria arte proprio perché l’arte basta già da sé. A molti, se non quasi a tutti, piace prima di tutto fare arte. La comprensione dell’arte non è difficile in sé se ci si riferisce a quel mistero. Lo sa bene un artista a cui, in quanto tale, fare arte viene semplice perché è capace di “ascoltare” dentro di sé ed intorno a sé e “racchiudere” questo sentire in un opera d’arte.
A mio parere, chi capisce ed ama veramente l’arte ne gode sempre in silenzio e ciò che percepisce lo porta sempre con sé… Inoltre un “osservatore” può anche sentire diversamente l’opera dall’autore ed è bello anche così… L’importante è che questo sentire non venga ritenuto assoluto come molti critici d’arte oggi pretendono di comunicare. Una lettura dell’arte assoluta è impossibile e non può che essere relativa poiché l’arte stessa, nella sua creazione e nella sua fruizione, non può non dipendere dall’unicità dell’individuo umano creatore e fruitore.
Ci può essere una lettura condivisa tuttavia…
E’ bello ciò che piace… Ciò che vale per me può non valere per te…L’arte è soggettiva…
Saranno luoghi comuni probabilmente…che personalmente ritengo ancora validi e molto saggi.

Fabrizio Fiordiponti

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